Secondo gli specialisti del Bambino Gesù, le emergenze pediatriche propriamente dette sono in fondo davvero poche. Si tratta per la maggior parte di situazioni (ingestione di piccoli corpi estranei, lievi lussazioni, stati febbrili, ecc.) che preoccupano enormemente il genitore ma che, dal punto di vista strettamente clinico, non costituiscono delle situazione “acute”e di rischio immediato.
Un quadro confermato anche dai dati del DEA del Bambino Gesù di Palidoro che, con circa 20mila accessi in Pronto Soccorso all’anno, registra una percentuale di “codici rossi” relativamente bassa.
Le emergenze pediatriche più frequenti sono quelle oculistiche, cardiorespiratorie, traumatologiche, ortopediche e chirurgiche, oltre alle ingestioni di acidi o veleni.
Le emergenze oculistiche sono dovute soprattutto a traumi causati da oggetti affilati, corpi contundenti o incandescenti).
Le emergenze cardiorespiratorie possono dipendere da:
Tra le emergenze chirurgiche, una delle più importanti è la ben nota “appendicite” che, contrariamente a quanto accedeva in passato, viene oggi gestita in maniera meno precipitosa e più conservativa, preferendo utilizzare prima una terapia antibiotica.
Per quanto riguarda le emergenze ortopediche, solo in pochissimi casi è necessario un intervento immediato: fratture “esposte” o “scomposte, che possono implicare danni a strutture vascolari.
Nel caso di fratture composte, distorsioni o lussazioni (di vario grado), si può portare il piccolo in Pronto Soccorso, avendo però la consapevolezza che il medico potrà limitarsi a eseguire la diagnosi, rimandando eventualmente l’immobilizzazione dell’arto all’indomani, in regime ambulatoriale.
Emerge così un messaggio preciso da dare ai genitori, che non è assolutamente “non portate il vostro bambino al Pronto Soccorso se non siete sicuri che si tratti effettivamente di un’emergenza” ma, al contrario, “fidatevi dei medici che prederanno in cura vostro figlio, anche quando vi diranno che la cosa migliore da fare è… aspettare!».