Durante la prima fase di crescita di un bambino i genitori tendono ad essere più che mai apprensivi per qualsiasi cambiamento o sintomatologia venga manifestata dal figlio. È un comportamento naturale in una fase delicata in cui ci si ritrova improvvisamente investiti dalla responsabilità genitoriale.
Uno dei primi dubbi che possono attanagliare mamma e papà nelle prime settimane di vita del neonato è rappresentato dalla crosta lattea. Si tratta in realtà di una condizione assolutamente benigna della cute del neonato, una forma di dermatite seborroica, dovuta ad una aumentata secrezione delle ghiandole sebacee.
«La crosta lattea – spiega Mary Haywood Lombardi, Pediatra del Bambino Gesù di Palidoro - malgrado il suo aspetto, non causa né prurito né alcuna conseguenza al bambino. L’unico problema resta semplicemente quello estetico».
La dermatite si presenta nelle prime settimane di vita con una zona di piccole croste o squame giallognole sul capo o sulla fronte ma tende a risolversi spontaneamente entro i 4-5 mesi di vita. In questo caso è difficile parlare di terapia vera e propria. Esistono tuttavia alcuni consigli per migliorare il decorso della patologia e renderla tollerabile in attesa della sua risoluzione spontanea.
«Innanzitutto – continua Lombardi – può aiutare tenere puliti ma non troppo i capelli del bambino. È consigliabile lavare la testa ogni 2-3 giorni con un detergente delicato apposito a base oleosa o contenente sostanze emollienti. Subito dopo il lavaggio è bene applicare un batuffolo di cotone imbevuto di olio vegetale (olio di mandorla, oliva, calendula) o vasellina per fluidificare il sebo e ammorbidire le croste».
Anche l’utilizzo di un pettinino a denti fitti può facilitare la rimozione delle squame più grandi. In ogni caso è necessario evitare di cercare di scollare autonomamente le crosticine, cercando di grattarle via. «È un’azione non necessaria e che invece di migliorare la situazione può peggiorarla incrementando l’irritazione della cute. Basta pazientare e la condizione migliorerà da sé » conclude Lombardi.